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il dono

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Il DONO è il terzo album da solista di Leo Miglioranza. Contiene undici canzoni che presentano quale filo conduttore il tema della vita e delle sue “stagioni”, sostanzialmente disposte in modo da evidenziare la presenza di due parti relativamente al modo di affrontare gli argomenti e al registro musicale.
Se nella prima parte il cantautore adotta un linguaggio attuale per trattare vicende ispirate alla quotidianità, nella seconda si cala nella parte di personaggi veri o immaginari del passato facendo ricorso ad un registro più controllato e formale, servendosi di alcune circostanze della vita di alcuni artisti per sottolineare l’universalità dei valori dell’esperienza, dei sentimenti e dell’arte. A tale divisione sul piano dei contenuti, corrisponde la distinzione tra la prima parte musicalmente caratterizzata dall’impiego di strumenti prevalentemente elettrici, per la resa di un rock assai vicino al pop, con qualche venatura blues o addirittura funky, e la seconda in cui in cui il registro cambia radicalmente tramite l’impiego di strumenti acustici secondo la tradizione della canzone d’autore alla Brassens, Vysotsky…
L’album ha inizio con Può, canzone che rappresenta un inno alle molteplici possibilità che ognuno ha di far nascere qualcosa da una semplice idea. Seguono Mosca d’Africa, dove viene affrontato l’argomento delle migrazioni, dello spostamento che talvolta nella vita si è costretti ad effettuare per trovare nuove possibilità che magari non sempre si rivelano realizzabili, ed Actuality che tratta della comunicazione fra le persone al tempo di internet e dei social network, della dicotomia tra ciò che tali mezzi riescono a darci e quello di cui avremo realmente bisogno.
Lola rappresenta il momento più disperato della vita di una ragazza, alla quale sono stati sottratti i sogni da un mondo malato, preso d’assalto da furbi ed opportunisti, mentre Una sera il brano più giocoso e spensierato dell’album che richiama a certe sere di festa, quando si esce senza sapere cosa aspettarsi dalla notte, ma con la sensazione che qualcosa di sicuro succederà… La seconda parte comincia con Senza Mr. Hyde, esplicito riferimento all’opera di Stevenson e metafora della doppia vita di chi può occuparsi della propria passione per l’arte solo nei momenti extra-lavorativi e quindi, nello specifico caso di tanti musicisti, si può trovare a esibire due identità assai diverse tra loro. Seguono Woland e Master I Margarita, due brani ispirati dalla lettura del romanzo Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov: il primo rievoca la comparsa del diavolo nella città di Mosca mentre il secondo consiste nel monologo in cui il personaggio del Maestro descrive la sua amata.
Andalucia rappresenta la morte ed è ispirata alla celebre poesia Alle cinque della sera di Garcia Lorca. Le due canzoni di chiusura, infine, sono l’omaggio dell’autore a due grandi pittori del passato, Frida Kahlo e Henry Toulouse Lautrec, simbolo entrambi di ciò che si eterna: l’arte, che alla resa dei dei conti non è che amore.